Oltre ad essere affascinanti oggetti celesti, le nuvole hanno anche una loro utilità pratica nel campo della meteorologia. Che si tratti di nuvole bianche e soffici o di nuvole oscure e minacciose, esse continuano ad ispirare meraviglia e curiosità in chi osserva il cielo. Ma perché si chiama proprio nuvola? È una storia molto particolare.
Origine del nome nuvola: una storia lontana nel tempo
L’origine del nome “nuvola” affonda le sue radici nel passato, risalendo ai tempi antichi in cui l’uomo cercava di dare un nome a tutto ciò che lo circondava. La parola “nuvola” deriva dal latino “nubes”, che a sua volta ha un’origine incerta, ma probabilmente potrebbe derivare dalla radice indoeuropea *sneudh, che significa “gonfiare” o “essere gonfio”. Questo termine latino è stato poi trasmesso nel corso dei secoli alle lingue romanze, compreso l’italiano, mantenendo il suo significato originario.
La scoperta delle nuvole è un fenomeno che risale all’alba dell’umanità. Da tempi immemorabili, gli esseri umani hanno osservato il cielo, affascinati dal continuo mutare delle forme e dei colori delle nuvole. Tuttavia, è con l’avvento della scienza che la vera scoperta delle nuvole ha preso forma. Nel XIX secolo, in particolare, nasce la meteorologia, la scienza che studia l’atmosfera e i suoi fenomeni, tra cui le nuvole.
Un pioniere nel campo della classificazione delle nuvole fu l’idrometeorologo inglese Luke Howard, che nel 1803 sviluppò un sistema di classificazione basato su tre categorie principali: le nuvole cirri (alte e filamentose), le nuvole cumuli (che si presentano come masse bianche e soffici) e le nuvole strati (quelle che sembrano uno strato uniforme di nubi). Il sistema di Howard fu in seguito ampliato e perfezionato da altri studiosi, ma ancora oggi rimane alla base delle classificazioni delle nuvole.
Curiosità su questi corpi atmosferici
Uno dei fatti più curiosi sulle nuvole è che nonostante appaiano come entità solide e consistenti nel cielo, sono in realtà composte da minuscole goccioline d’acqua o cristalli di ghiaccio sospese nell’atmosfera. Queste particelle si uniscono e formano le diverse forme e tipologie di nuvole, che possono variare da quella più leggera e sottile, come i cirri, a quelle più dense e compatte, come i cumulonembi.
Inoltre, le nuvole possono anche indicare l’arrivo di cambiamenti meteorologici. Ad esempio, le nuvole di tipo cumulonembo possono portare a rovesci temporaleschi e temporanee perturbazioni atmosferiche. Ancora oggi, i meteorologi affidano molto alla lettura delle nuvole per prevedere le condizioni meteorologiche e dare avvertimenti tempestivi alla popolazione.