Economisti allo sbaraglio, occasione per la politica


Innocenzo Cipolletta, economista, storico direttore generale di Confindustria, presidente in carica dell’A.i.f.i., l’associazione dei fondi di investimento, persona di cultura, ha lanciato l’allarme in un articolo dell’Espresso che non solo le previsioni, ma anche i calcoli degli economisti, siano errati.

E fa degli esempi, citando anche il ripensamento statistico di Eurostat, che l’anno prossimo inserirà nei calcoli del Pil dei paesi europei anche le attività illecite, che, pur riprovevoli e meritevoli di sanzione giudiziaria (quando occorra), provocano circolazione di moneta. Il Nuovo Mille non solo concorda con la breve ma significativa analisi di Cipolletta, avendo sostenuto su queste colonne che i principi dell’economia sono pochi e antichi e che gli attuali economisti o sono bravi e attendibili econometristi o non valgono nulla e fanno più danni che altro, ignorando sistematicamente, tra l’altro, l’impatto, positivo o negativo, della politica e, in non poche circostanze ormai, della geopolitica, in cui rientra sempre più frequentemente l’opzione militare.

Non è un caso, infatti, che Cameron, primo ministro inglese, abbia dichiarato l’escalation dell’impegno militare in Iraq, che richiede l’utilizzazione della base aerea di Cipro, e non abbia dichiarato l’impegno crescente della marina inglese nel Mediterraneo, teoricamente affidato alla tutela della nazione alleata Italia.

In pochi anni l’economia britannica ha registrato una inversione di tendenza, dovuta in gran parte ad una riconquistata funzione finanziaria nel mondo globale, consentita dalla visione geopolitica blairiana che, malgrado le tante critiche, ha continuato ad informare le scelte dei governi successivi.

In Italia le scelte dell’economia devono ripartire dall’analisi dei territori. Non a caso il Nuovo Mille ha segnalato alcuni casi emblematici in cui ha assunto un impegno diretto. Ma la politica deve fare la sua parte, scaricando la zavorra che continua a impedire la ripresa.

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