mercoledì, Novembre 29, 2023
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Cos’è il bullismo e perché si chiama così

Il termine bullismo ha origine dalla parola inglese bullying (to bull), che si traduce in “usare prepotenza, maltrattare, intimidire, intimorire”. Il bullismo è una forma di oppressione fisica o psicologica attuata da una o più persone, chiamate bulli, nei confronti di un individuo più debole o percepito come tale.

Cos’è il bullismo: dove si sviluppa e quali conseguenze porta

L’ambiente in cui il bullismo si sviluppa principalmente è quello scolastico, dove si crea un gruppo sociale chiuso composto dai bulli, dalle vittime e dagli spettatori. Tale piaga sociale ha diverse caratteristiche. Non solo i bulli compiono volontariamente e consapevolmente comportamenti aggressivi, ma il bullismo si ripete nel tempo con un’azione disfunzionale, continua e persistente. Inoltre, si basa su una relazione interpersonale in cui il bullo detiene una posizione di forza e potere nei confronti della vittima, che si trova in una condizione di inferiorità e impotenza.

Le conseguenze del bullismo sulla vittima sono un senso diffuso di inadeguatezza e insicurezza, accompagnato da un calo delle prestazioni scolastiche. Ma non solo, vi sono anche un’abbassamento dell’autostima, comportamenti devianti e difficoltà relazionali. Il bullismo è un fenomeno complesso e coinvolge non solo i bulli e le vittime, ma anche gli spettatori, ovvero i compagni di classe o gli amici che non partecipano attivamente. È influenzato da modelli culturali, sociali, dalle esperienze individuali dei soggetti coinvolti, dagli stili educativi, dai modelli familiari e dalle dinamiche di gruppo.

I fattori di rischio e l’ambiente della scuola

Il bullismo è spesso associato a fattori di rischio come le dinamiche familiari, il temperamento e le caratteristiche esteriori. Ma anche le difficoltà personali, i disturbi specifici e le dinamiche di gruppo che indeboliscono l’identità individuale. Al contrario, ci sono fattori di protezione come le caratteristiche personali, il temperamento, le esperienze passate, l’empatia, l’affettività, le abilità cognitive, l’interazione sociale, le relazioni familiari e la qualità del contesto sociale e ambientale.

La scuola, essendo il luogo principale in cui si verifica il bullismo, ha il compito di proteggere le vittime e agire come deterrente. Oltre ad essere un luogo di apprendimento, è anche un luogo di relazioni sociali tra i pari e con gli insegnanti, figure adulte di riferimento. È qui che i giovani iniziano a sviluppare la propria identità. Ed è proprio in quest’ambiente che il bullismo si insinua lentamente e progressivamente. Gli insegnanti devono essere in grado di individuare i segnali di allarme e prevenire il bullismo, fornendo anche strumenti adeguati per sostenere e guidare gli studenti coinvolti. Infine, è importante eliminare la visione tradizionale del bullo come “il cattivo che va solo punito”. Occorre invece considerare che il suo comportamento esprime una difficoltà di qualsiasi natura. Il comportamento del bullo va contestualizzato e visto come una richiesta di aiuto.

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