Il piano B di Berlusconi – Fininvest

Il conflitto tra Fininvest – Mediaset e Vivendi è alimentato dal gossip finanziario (di scarsa attendibilità) e dall’ingresso sulla scena dell’affair di nuovi protagonisti, dichiarati e non. Il ministro Calenda non si è fatto scrupolo fin dall’inizio della scalata di pronunciarsi in merito al rispetto degli interessi nazionali ed ha auspicato la formazione di una rete coordinata di imprese ed istituzioni capaci, all’occorrenza, di muoversi all’unisono. Bisogna riconoscergli il merito di esprimersi con chiarezza (dote rara per un politico). Però – e Calenda ovviamente lo sa – questo è anche il Paese che per decenni ha consentito a interessi stranieri di allignare nel territorio nazionale in contrasto con le esigenze di sviluppo delle piccole e medie imprese. E’ il Paese in cui il punto di equilibrio tra grandi famiglie e primarie imprese italiane è stato affidato ad una banca, unica nel suo genere, fortemente incline ad una globalizzazione ante litteram. Non si può invertire il corso della corrente in un giorno, con qualche dichiarazione e poteri limitati, non solo nel tempo.
Non sappiamo, in effetti, cosa rappresenti Vivendi e quale sia il suo progetto per l’Italia e per l’Europa. E’ certo che vuole stringere i tempi. Mentre Berlusconi (padre), che ragionevolmente si è riservato il legittimo ruolo dello stratega, preferisce temporeggiare per avere il tempo di scegliere il terreno di scontro e di verificare la affidabilità delle alleanze. Inevitabili, ma mutevoli. Si è diffusa la novella che Mondadori potrebbe essere attratta nel conflitto in corso con un ruolo primario. Non crediamo che lo scenario sia ragionevole e che Berlusconi possa commettere un errore così marchiano. Nella prospettiva – sia bene inteso – di mantenimento della editrice, che comunque dovrà crescere per assumere una dimensione europea.
Berlusconi (Silvio) – Fininvest – Mediaset sono nel momento di svolta delle loro vite, nel momento in cui devono essere prese decisioni irreversibili, non più in assoluta coincidenza di propositi e di interessi. Berlusconi non vorrà sacrificare sé stesso e la sua famiglia che si riconosce, probabilmente con qualche differenza, nella Fininvest. Mediaset, in teoria, è sacrificabile, ma la parola sacrificio (che non significhi impegno e anche fatica personale) non rientra nel linguaggio e nelle abitudini di Berlusconi, per quanto si sia capito in questi anni della sua personalità. Quindi, non ci sono cavalli da offrire all’avversario. Berlusconi vuole vincere. Si è attorniato di legali e consiglieri, ma sa che non tutti i consiglieri meritano fiducia.