Lavrov, bella intervista con pochi contenuti

Sergej Lavrov, ministro degli esteri russo, vicinissimo a Putin per esigenze della carica, ha rilasciato una lunga intervista a Zona Bianca, programma di Rete 4, condotto da Giuseppe Brindisi.
Ovviamente è stato uno scoop della rete e del giornalista, che, però, è stato elogiato da pochi e criticato da tanti, per lo spazio concesso a Lavrov, per lo scarso contraddittorio, per altre amenità del genere, ammantate di perbenismo. Tutta invidia dei giornalisti (comprensibile) e livore degli altri (incomprensibile).
Critico accanito è stato Enrico Letta, segretario del Pd, per l’appunto livoroso. Comunque in ottima compagnia. Perfino Draghi ha criticato rete e giornalista, oltre che Lavrov per le affermazioni, in particolare su Hitler ebreo e antisemitismo degli ebrei.
Meno discusse, anzi quasi ignorate, sono state le circonlocuzioni del personaggio su guerra e visione del mondo. Che, invece, avrebbero meritato di essere dibattute ad ampio raggio.
Nei giorni successivi, il dibattito sui giornali e nelle tv ha riguardato più Brindisi, che a tratti si è giustificato di avere fatto bene il proprio mestiere, che Lavrov e la guerra, nelle sue dichiarazioni.
In realtà, Lavrov non ha detto molto, anzi, si è rifugiato dietro a luoghi comuni, e ha detto e contraddetto. Per cui, non sappiamo molto di più di quanto non sapessimo, prima dell’intervista, sulle ragioni della guerra e sulle prospettive, iniziali e successive, che pure, da qualche parte, saranno state ragionate, discusse e scritte. In segreto.
Bisognerà aspettare un altro Vasili Mitrokhin che annoti e si presti a divulgare. Tra 50 anni. Al momento, bisogna accontentarsi della denazificazione e della smilitarizzazione dell’Ucraina voluta da Putin e dal suo entourage.