Analisi del voto politico 2022, prospettive per l’Italia


Con questo articolo sulle elezioni politiche 2022 il NuovoMille.it, dopo quasi 20 anni di attività in varia veste tipografica, conclude il suo impegno di partecipazione alla vita pubblica. Le pubblicazioni cesseranno a breve.

Nel saluto ai lettori, di prossima uscita, il giornale ripercorrerà in poche battute l’impegno di analisi, assolto nel rispetto dei valori liberali e dell’eredità politica del M.I.L.L.E. – Movimento per l’Italia Libera nella Libera Europa, e spiegherà le ragioni, oggettive, sofferte, dibattute a lungo in redazione, che comportano la cessazione dell’attività. 

I risultati delle elezioni politiche 2022 non sono stati sorprendenti: tutt’altro; hanno confermato le previsioni della vigilia. L’affermazione del centrodestra, unito, e la debacle del centrosinistra, diviso, in effetti sono state commentate durante l’intero percorso della campagna elettorale. Perfino la rimonta del M5S, dato per disperso nelle previsioni fino al mese di giugno, è stata registrata dalla stampa almeno un mese prima del voto. Non tutto, però, è stato detto dalla propaganda e dalle analisi. Anzi, secondo chi scrive, è stata sottaciuta da tutti i partiti – et pour cause – la causa principale della crisi in cui l’Italia si dibatte da tempo e che, ora, dovrà essere affrontata dal governo e dall’opposizione, se possibile in “armonia dialettica” (nostro copyright) tra loro. E’ la guerra economica che ha travolto l’economia italiana, ben più delle altre economie europee, e, con essa, la consistenza del patrimonio pubblico e privato, la produttività di sistema, la redditività e la distribuzione della ricchezza nazionale. Con l’effetto di povertà avvertito in particolare dal ceto medio, menzionato en passant da tutti, ma ignorato nella sede di amministrazione delle risorse. Gli elettori non sono stati distratti o indifferenti; hanno disertato, in massa, le urne perché credono, in base all’esperienza degli ultimi 30 anni, che la politica e la pubblica amministrazione non siano capaci o, peggio, non vogliano rimediare alle disfunzioni di sistema che inquinano l’economia nazionale e gli assetti sociali. E così si spiegano la rimonta dei Cinque Stelle (dell’originale, non della copia sbiadita), basata sul reddito di cittadinanza e sul contrasto (vero o falso che sia) alla spesa negli armamenti, la flessione del Pd patrono delle disfunzioni, il relativo successo di Azione, l’insuccesso personale della Bonino amica del jet set internazionale, nelle parole dell’indimenticato Marco Pannella gigante della politica. Azione (di Calenda e Renzi) ha avuto un risultato peggiore di quello auspicato dai due leader e migliore di quello previsto in base ai due fattori che lo hanno caratterizzato in campagna elettorale: l’astuzia di Renzi che si è nascosto dietro Calenda, con buone o cattive intenzioni si vedrà, e l’incapacità di Calenda, coniugata con un palpabile eccesso di autostima, di interpretare la realtà, malgrado la sua pretesa voglia di concretezza. Così come, all’interno del centrodestra, si spiegano le variazioni di distribuzione del voto. La Lega, malgrado possa vantare la dotazione di un buon ceto dirigente, ha perso voti in favore di Fratelli d’Italia per gli errori di Salvini dal Papeete in poi; Forza Italia continua a reggersi soprattutto sulla personalità di Berlusconi, appannato, ma tenace come pochi e fortunato: dopo Monza/Juventus si può dire che lassù qualcuno lo ama. E ora? La Meloni ha evitato di festeggiare dando dimostrazione di buon gusto e di rispetto per il paese ed è stata parca nelle dichiarazioni del giorno dopo, affidando all’amico Crosetto il compito di rassicurare i cittadini tutti, non solo gli elettori, della sua piena consapevolezza del momento storico. Salvini ha dichiarato che non intende lasciare la segreteria e che farà meglio e di più, anche se i malumori interni alla Lega non mancano. Berlusconi vuole dare le carte: questa è l’impressione. E, se Berlusconi vuole dare le carte per assumere il ruolo di padre nobile, bisognerà verificare che il suo progetto personale coincida con il progetto politico di Fratelli d’Italia e, in caso contrario, se le dissonanze possano essere conciliate. Conte, l’anima del successo dei Cinque Stelle, monotematico, ma capace per mestiere nel contraddittorio e favorito dal vuoto intorno a lui, si attesta all’opposizione, che sarà opportunista e sbarazzina: darà e chiederà. Letta tornerà a Parigi o frequenterà le terrazze romane, godendo dell’ottima indennità parlamentare e della stima dei notabili, dirigenti di giornali e grand commis, critici impudenti delle disuguaglianze che hanno contributo a creare a proprio favore.

Nell’attesa del segretario, il ceto dirigente del Pd eserciterà l’arte poco nobile della finzione (perfino la doppia morale di Berlinguer era un’altra cosa). Chi scrive è testimone diretto di una sceneggiata, seguita all’insuccesso elettorale del Pd nelle elezioni del 2018, in cui quattro donne del partito fingevano di prendere appunti per imparare dalle critiche del pubblico (amico). Non hanno imparato nulla.

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