Non solo armi o abbandono dell’Ucraina, c’è di più

Abbiamo già scritto che tra la scelta binaria delle armi all’Ucraina, sostanzialmente per decisione degli Stati Uniti, e l’abbandono dell’Ucraina al suo destino, c’è di mezzo la politica estera. Con una visione del mondo globale, nella prospettiva dell’interesse nazionale italiano.
Diversamente da quello che viene propinato nei talk show, che la fanno da padroni anche sulla stampa (incapace di farsi rispettare sulla base dell’informazione), non si deve essere filorussi o filoucraini, ma filoitaliani o, più semplicemente, italiani.
E, in quanto italiani, sostenitori di valori e di interessi, compatibili gli uni con gli altri, a fini di difesa e di sviluppo del paese e di benessere dei suoi cittadini.
E’ evidente che la guerra in Ucraina, con tutto ciò che comporta in termini di ricadute, non può lasciare indifferenti i paesi europei e quindi l’Italia. E’ meno evidente che la politica debba essere appiattita su scelte acritiche, pregiudiziali e, diciamolo, a tratti opache.
Senza mettere in discussione l’appartenenza dell’Italia al mondo occidentale, anzi proprio per questo, gli attori della politica estera del governo e delle istituzioni deputate devono o dovrebbero fare le scelte e agire uniformemente fino a nuova decisione condivisa, in base alle regole della flessibilità e dell’adattabilità alle circostanze.
Se Di Maio insulta Putin sulla scia di Biden e perfino Draghi indulge a commenti sulla persona di Lavrov, e non sulla inaccettabile invasione dell’Ucraina a prescindere dalle persone, non rimane spazio per la politica. Che deve essere italiana, tenendo conto dei vari fattori, tra cui Europa, Stati Uniti, economia, legalità internazionale, e così via.
E tenendo anche conto, a proposito di legalità internazionale, che le sanzioni, ad esempio, spesso sono comminate in violazione di convenzioni sovranazionali che non si possono cambiare a piacere, e che le aggressioni all’economia italiana tramite fondi, che si propongono come fautori del libero mercato ma, in effetti, lo alterano, sono illegali.
Però, bisogna saperlo e farlo valere nelle sedi della politica estera. Sulla base del principio irrinunciabile della competenza.