Niet al piano di pace italiano


Rispedito al mittente. Il piano di pace italiano a Mosca non è piaciuto. Medvedev non ha lesinato commenti irriguardosi, che a Di Maio però, teorico estensore, sono scivolati addosso come acqua.

L’Italia ha fatto la sua parte. Così deve sembrare. Se poi la guerra continua, pazienza. Sul contenuto della proposta si sono susseguite le indiscrezioni, ma il testo del documento al momento è top secret.

Non sarebbe stato male se Putin o Lavrov avessero chiamato palazzo Chigi e avessero detto: però, grazie, non ci avevamo pensato. Allora trattiamo, con la mediazione dell’Italia.

Invece, le ambiziose speranze che i punti italiani costituissero almeno una buona base di partenza sono naufragate, sofisticamente definite, a Mosca, “flusso di coscienza”. Forse anche Medvedev ha studiato in un istituto religioso, dai preti si sarebbe detto una volta. Ma l’empatia di Mosca con Draghi, che se ne vuole andare, e Di Maio, che vuole restare, non c’è. Purtroppo.

Nel frattempo Draghi è stato dileggiato, secondo noi oltre la satira, da un Cinque Stelle che lo ha ritratto come un cagnolino al guinzaglio di Biden. Mentre i satrapi europei continuano a cumulare gaffe, nella migliore delle ipotesi, o arbìtri, per dirla educatamente.

Si dice che Putin stia aspettando l’implosione dell’Unione Europea. Non sappiamo se ci sarà. Di certo Stati Uniti e Cina stanno facendo la loro parte. Contro la Russia, e fregandosene dell’Europa, se non per spartirsi le spoglie. Ci chiediamo dove sia la politica italiana.

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