Gli Stati Uniti non sono più atlantisti

Cina e Russia hanno dichiarato che un nuovo ordine mondiale è in corso d’opera e che il ruolo di gendarme degli Stati Uniti non è più accettabile. Non è una sorpresa, né una dichiarazione di ostilità, ma poco ci manca.
Perché il nuovo ordine sarà costituito sulla testa e sulla borsa dei non protagonisti, cioè, nella visione di Cina, Russia e mettiamoci pure gli Stati Uniti, di tutti gli altri paesi.
Non è una bella prospettiva per noi europei, con alcune notevoli differenze nel nostro ambito. Tra nord e sud, tra ricchi e poveri e tra armati e disarmati. Non è una novità della storia, lo abbiamo già scritto, che il mondo tenda ad essere tri-polarizzato.
Lo voleva la Germania di Hitler, a discapito dell’Unione Sovietica in Europa. Lo vuole oggi la Russia, con alcune differenze rispetto ad allora. La prima è che la Russia oggi non è una potenza militare analoga alla Germania di allora. Lo si è visto con la guerra in Ucraina. E viene perfino il sospetto che la guerra non sia stata un caso, originato soltanto dalla voglia di dominio di Putin e dei suoi, ma un esperimento.
La seconda è che l’Europa, nel suo insieme, anche senza Nato (e senza ricorso alla guerra nucleare che in teoria non piace a nessuno), è in grado di reggere uno scontro armato tradizionale con la Russia.
Quello che non si riesce a stimare (scommettiamo nemmeno nei centri studi del Pentagono, del Cremlino e delle adiacenze della Città Proibita), in termini politici, militari ed economici, è l’impatto sui paesi confinanti, con l’Europa, di Asia e Africa, prima che si ristabilisca l’equilibrio precedente alla globalizzazione. Posto che si possa ristabilire.
Già adesso i paesi del nord Africa sono affamati dalla mancata fornitura di grano, trattenuto nei porti ucraini. E possiamo immaginare che i terroristi di ogni natura stiano serrando le file per trarre vantaggio dalla prospettiva delle guerre ad alta e bassa intensità. In danno dell’Europa, questo è certo. Anche perché l’Unione è guidata male, da gente inadeguata e, nella migliore delle ipotesi, compromessa con i regimi avversari. E il ricambio non è nemmeno alle porte.
In tutto questo, insistiamo, non sappiamo quale è la visione di Draghi e del governo su queste vicende e su queste prospettive, perché Draghi non è mai andato al di là delle formule di circostanza: atlantismo, una tra tutte. Ma gli Stati Uniti non sembrano più atlantisti, da tempo. E’ ora di trarne le conseguenze.