Sul ruolo della Banca d’Italia

La Banca d’Italia ha criticato la manovra di bilancio con toni insolitamente polemici. La risposta di Di Maio è stata altrettanto polemica (ha detto, fatevi eleggere e poi parlate) e ha scatenato la bagarre. Autorevoli esperti di diritto pubblico hanno sostenuto che la Banca d’Italia è un organo costituzionale, dotato di indipendenza e autonomia, sostanzialmente alla stregua dei 3 classici poteri dello Stato: legislativo, esecutivo e giudiziario. Non è così.
La Banca d’Italia è un soggetto privato, partecipato e, quindi, controllato, per la maggior parte, da banche (Intesa san Paolo e Unicredit per quasi un terzo) e assicurazioni, che svolge i compiti di interesse pubblico (tutela del risparmio e controllo dell’esercizio del credito) assegnati dall’articolo 47 della Costituzione (che, però, non menziona espressamente la Banca d’Italia, essendo tali compiti svolti, nella lettera della Costituzione, dalla Repubblica).
Si stenta a credere, però, che la Repubblica o i suoi organi abbiano mai preso per vera tale funzione di tutela e di controllo, almeno a giudicare dai furti di risparmio impuniti e dai crack bancari: 7 dichiarati, molti di più, in effetti, sulla base dei crediti deteriorati che gravano sui bilanci del sistema e, in concreto, sul patrimonio pubblico – privato del Paese e dei risparmiatori. Ma la Banca d’Italia si è sempre schernita rispetto all’adempimento delle proprie funzioni, ha scaricato le responsabilità sulla Consob in sede di Commissione di Inchiesta sulle banche e, ora, richiama il Governo all’ordine, con toni che, sui giornali antigovernativi, assumono il senso di altrettanti diktat.
Al coro dei veti si sono prontamente accodati il Fondo Monetario e la Commissione Europea e i soliti esperti, economisti e analisti finanziari, italiani e stranieri. Non si ricorda, però, che tali voci si siano levate quando Draghi raccomandava, inascoltato, che il quantitative easing fosse destinato dalle banche destinatarie, controllate dalla Banca d’Italia, al finanziamento delle imprese per fare sviluppo.
La Banca d’Italia non è organo costituzionale, ma è comunque un’istituzione della Repubblica (anche soggetti privati possono assurgere al ruolo di istituzioni, se i valori attinenti alla persona corrispondono a interessi pubblici), è depositaria di competenze e può o, meglio, deve svolgere un ruolo nel Paese, a fini di tutela degli interessi pubblici affidati alle sue capacità. Quindi, c’è da augurarsi che i toni siano smorzati e che le incomprensioni di ogni tipo, tra gli interlocutori, siano risolte per il bene del popolo italiano, organo primo della Costituzione.