La condanna di Napoletano, ex direttore del Sole 24 Ore


Roberto Napoletano, giornalista ed ex direttore del Sole 24 Ore, è stato condannato in sede penale per la ritenuta corresponsabilità nella gestione del giornale ai tempi delle copie “gonfiate”.

I responsabili di diritto della gestione hanno in precedenza patteggiato la pena. Le parti civili, tra cui editorialisti del giornale e azionisti della società di controllo, potranno richiedere il risarcimento dei danni a Napoletano, che si è dichiarato sconcertato dall’esito del giudizio penale e ha subito dichiarato che proporrà appello.

Noi, secondo consuetudine, non commentiamo gli esiti del giudizio penale, di cui poco conosciamo gli atti, ma ricordiamo di avere criticato spesso, nel corso degli anni, fin dal 2014, la perdita di ruolo del Sole 24 Ore, illustrando specificamente le ragioni della crisi, almeno secondo noi: tra cui, prima tra tutte, la noncuranza per gli interessi dei risparmiatori, vittime di scandali finanziari di società quotate e banche, che la ragion di stato (in effetti, una certa interpretazione della ragion di stato) ha tenuto sotto controllo, con la collaborazione della stampa amica.

La sordina è stata, ed è, la parola d’ordine di un sistema che tradisce gli interessi generali e pubblici in favore di quelli particolari. I risparmiatori traditi sono milioni, ognuno di questi è un lettore potenziale del Sole 24 Ore.

I nostri lettori sanno che noi, nel corso degli anni, non abbiamo lesinato critiche anche alla Consob. Ora apprendiamo che la Consob è parte civile contro Napoletano, e nel frattempo Savona, presidente della Consob, dichiara che la “vecchia Consob” lo tiene sotto scacco e che il futuro dell’Italia si gioca tra conservazione e innovazione.

Non sappiamo cosa siano conservazione e innovazione nel pensiero di Savona e se, contro Napoletano, sia costituita la vecchia o la nuova Consob. Temiamo, però, che il conflitto passi sopra la testa dei cittadini, nella più totale disattenzione della stampa paludata. Amica dei poteri forti, non necessariamente nazionali.       

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