Crisi energetica organizzata a tavolino

La crisi energetica in cui versa l’Italia, per l’aumento improvviso dei prezzi di fornitura e per la previsione, non ingiustificata, di uno shortage, è il frutto di errori, denunciati perfino da Draghi. Che ha dato mostra, nella circostanza, di prediligere la chiarezza alla fumosità delle accuse.
I suoi predecessori, da Letta a Gentiloni, passando per Renzi, hanno sbagliato a concentrare le forniture nel gas russo. 40 per cento, pazzesco! Anche un pizzicagnolo – con il rispetto dovuto ai negozianti di quartiere – sa che la chiave del successo sta nella diversificazione delle forniture (e dei canali di vendita, se vengono superate le dimensioni del negozio all’angolo).
I nostri premier, invece, per ragioni ancora tutte da chiarire, hanno privilegiato la fornitura dell’est, tra l’altro a prezzi lasciati al mercato del momento. Instabili, per definizione. Per cui, è bastato il soffio della speculazione per produrre aumenti di costo che cacciano gli imprenditori italiani dal mercato. Ne sta beneficiando la Cina, che fa shopping di aziende e beni immobili in Italia. Sarà un caso!
I meno giovani ricordano con una certa nostalgia che, nel 1973, in occasione della guerra del Kippur, l’Europa visse le conseguenze di un fenomeno analogo. A Roma le domeniche a piedi, a Londra i camping gas, invece della lampadina, nei negozi. Non durò a lungo, perché il contesto era, tutto sommato, localizzato. Ora è mondiale e lo shortage energetico ha tutta l’aria di essere stato organizzato. A tavolino.