Tv impazzite

Gli esperti di comunicazione sostengono che i talk show sono lo specchio del paese. Speriamo di no. Perché conduttori e conduttrici hanno mostrato la corda in questi due anni di covid.
Gli ospiti non sono stati da meno. Vengono scelti per dare lustro a chi li intervista. Che spesso, dall’alto della notorietà conquistata sul campo del tubo (catodico), non si fa scrupolo di insultare o dileggiare gli ospiti meno cauti.
Abbiamo visto Giletti all’opera, spalleggiato da Telese, nell’intervista del medico Amici. Ma è solo un esempio. Perché la cifra di La7, affidata ai buoni uffici di Gruber, De Gregorio e Parenzo, è monotona e inguardabile.
Gli ospiti più disinvolti, tra i quali certamente si ascrive lo Sgarbi furioso, menano fendenti a loro volta. Con le urla, più che con i concetti. Gli ospiti stranieri sono di solito più educati. Con le debite eccezioni. Il giornalista tedesco Tobias Piller appena può spara a zero su Italia e italiani, che lo hanno ospitato per anni. I conduttori ancora lo intervistano. Sarà uno dei pochi giornalisti tedeschi che parlano italiano.
Un po’ di rotazione, comunque, non guasterebbe. Piller fino alle elezioni era un fan del surplus di produzione industriale (tedesco). Molto più avanti della Merkel. Ora, è prudente. Aspetta. E nel frattempo si dichiara verde. Tra poco chiederà un appuntamento a Greta.
All’italiano medio rimane soltanto la consolazione del telecomando e del bottone rosso. Che spegne la tv.