Casa Balla, da visitare

La visita di Casa Balla a Roma, aperta al pubblico in occasione della mostra dedicata dal Maxxi al Futurismo, merita di essere fatta.
Consente veramente di entrare nella vita dell’artista e delle due figlie Elica e Luce, anch’esse pittrici, che hanno vissuto nella casa fino alla morte, avvenuta negli anni 90. Gli spazi sono contenuti: tre stanze da letto, il soggiorno dedicato ad atelier, servizi semplici. Gli amici erano ricevuti nell’atelier.
Gli arredi sono tutti futuristi, disegnati e realizzati per la casa, con materiali poveri. Molti mobili sono di compensato. Se l’artista non avesse avuto eredi e la casa fosse morta con lui negli anni 50, sarebbe stata sgombrata da un rigattiere, come è accaduto molte volte. E’ così che le opere d’arte finiscono nelle cantine e sono smerciate anni dopo nei mercatini per la felicità dei fortunati acquirenti.
Non c’è ingresso in casa, a significare che il palazzo realizzato nel quartiere Prati all’inizio del secolo è stato abitato originariamente dalla piccola e media borghesia che si andava formando nel paese dopo l’unità di Italia. Si accede direttamente nel corridoio, sul quale si affacciano le stanze, non grandi, salvo l’atelier.
Gli abitanti erano concentrati nel lavoro, nella realizzazione delle loro idee, vivevano presumibilmente di poco, malgrado Balla fosse già noto e il Futurismo fosse già stato rappresentato da artisti altrettanto noti, tra i quali Boccioni e Severini.
L’adesione al fascismo lo ha certamente sfavorito nel dopoguerra, quando hanno furoreggiato artisti sostenuti dal partito comunista, come Guttuso e tanti altri, anche meno talentuosi di Balla. Scriveremo ancora di Balla per confrontare la sua vita ad altri artisti contemporanei, di cui conosciamo il successo economico, ingiustificato dal talento.