Carlo Oletti, marinaio e judoka

“Il marinaio Carlo Oletti, pioniere del judo in Italia”, libro scritto da Andrea e Yuri Ferretti e Giuseppe Galasso per i tipi di Luni Editrice, è uno spaccato di storia della Marina Italiana, impegnata nel Pacifico negli anni della prima globalizzazione, è la biografia del marinaio Oletti, allievo appassionato e interprete della scuola di judo del Maestro Jigoro Kano, ed è un’opera sulle arti marziali da non perdere. La nostra recensione riguarda in particolare questo aspetto. Del judo sono noti soprattutto gli aspetti sportivi ed educativi, molto ben trattati nel libro.

Meno noto è l’aspetto terapeutico, dovuto alla circolazione dell’energia, Qi in Cina, Ki in Giappone, che si coltiva con la respirazione e la forma (kata) e in combattimento, a seguito di una pratica consapevole, prevale sull’applicazione esclusiva della forza. La cultura orientale è sostanzialmente animista nelle sue varie accezioni e specificità, anche territoriali, e tende a considerare la persona in relazione necessaria con la natura e le forze benefiche (e malefiche) che da essa si sprigionano.
Questa caratteristica del judo, così come di altre discipline orientali, tra cui il wing chun, di cui Bruce Lee è stato indimenticato interprete prima di mettere a punto il suo sistema chiamato jeet kune do, viene correttamente enunciata nel libro, a merito della evidente consapevolezza degli autori, a loro volta praticanti esperti del judo. Il tema, di grande interesse medico e sociale, potrà essere approfondito in un prossimo impegno divulgativo dedicato a giovani e giovanissimi, magari nelle scuole, e agli anziani che vogliono migliorare le condizioni di vita.
Non sfugge agli autori la trattazione del tema, assai delicato anche sotto il profilo legale, della difesa personale, presentato mediante le illustrazioni delle tecniche di inibizione dell’azione avversaria, che non richiedono percosse. Ma è precisato, in altra parte, che la disciplina è marziale, quindi preparatoria al combattimento reale anche nella fase precedente al grabbing, e quindi prevede anche l’addestramento di colpi portati con il pugno, il taglio della mano e le gambe, prudenzialmente esclusi dalle competizioni sportive. Nella storia dei primordi delle competizioni, in Giappone, infatti, non era raro che il confronto tra campioni si concludesse con la morte di uno dei due contendenti. Per concludere, il judo è disciplina fisica e mentale che contribuisce all’autostima dei praticanti, non meno che alla loro sicurezza personale in caso di necessità. Tutto ciò è molto ben spiegato nel libro, di cui raccomandiamo la lettura.